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La sindrome di Alport è una malattia rara caratterizzata dalla progressiva perdita di funzione renale e uditiva e, in alcuni casi, anche da alterazioni oculari. È causata da un difetto nella sintesi del collagene di tipo IV, una proteina che costituisce la struttura fondamentale del tessuto connettivo, concorre alla formazione delle pareti dei vasi, delle cartilagini, dei legamenti, dei tendini, delle ossa e rappresenta un componente indispensabile della struttura delle membrane basali dei reni, degli occhi e dell’orecchio.
Sintomi e ipoacusia neurosensoriale
Le manifestazioni principali, dovute all’alterazione della sintesi del collagene, comprendono la nefropatia progressiva, che può portare a insufficienza renale e a sordità neurosensoriale. La fibrosi interessa pertanto anche l’orecchio, con maggiore incidenza nei maschi e progressiva sordità.
Alcuni ricercatori nel 1996 hanno identificato 10 criteri necessari a diagnosticare la Sindrome di Alport, dei quali almeno quattro devono essere riscontrati:
Cause della malattia
La sindrome è causata da mutazioni dei geni COL4A3, COL4A4, COL4A5, codificanti per le catene di collagene di tipo IV (basta che sia mutato un solo gene).
Nella maggior parte dei casi, la sindrome di Alport è legata al cromosoma X: in genere solo i maschi (che hanno un solo cromosoma X) presentano i sintomi, mentre le femmine, a parte alcune eccezioni, sono portatrici sane (perché possiedono un altro cromosoma X oltre a quello mutato, che può compensarne le funzioni). Si conoscono tuttavia anche casi di trasmissione autosomica recessiva (occorre ereditare due copie del gene mutato da entrambi i genitori per manifestare la malattia) e autosomica dominante (basta ereditare una sola copia del gene mutato da uno dei genitori).
La sindrome di Alport fu descritta nel 1927 dal Dott. Artur Cecil Alport che individuò la presenza di numerosi casi di ematuria e sordità in diversi componenti di una stessa famiglia nella quale i maschi avevano un quadro clinico renale molto grave associato a deficit uditivo, mentre le donne presentavano un certo grado di calo uditivo ed ematuria, senza compromissione renale. La malattia varia da individuo a individuo, anche all’interno della stessa famiglia, coinvolgendo sia i bambini che gli adulti ed insorgenza e progressione sono imprevedibili.
Rimedi e possibili cure
In tutti i soggetti colpiti si evidenzia la presenza di ipoacusia neurosensoriale progressiva.
Il danno uditivo è rappresentato da una sordità neurosensoriale bilaterale e progressiva tale da dare seguito all’utilizzo degli apparecchi acustici. La perdita dell’udito inizia, generalmente, interessando le alte frequenze per poi progredire verso le medie e basse. L’evoluzione della sordità determina una riduzione della comprensione verbale, soprattutto in presenza di rumore che, associata ai difetti visivi causati dalla malattia, altera i normali rapporti sociali e le potenzialità lavorative sfociando spesso in fenomeni di isolamento e depressione. L’utilizzo degli apparecchi acustici è un atto terapeutico fondamentale per limitare e bloccare tali conseguenze. L’incidenza dei danni a livello oculare è più bassa di quella della sordità. I problemi principali della sindrome di Alport sono a livello renale, perché determinano una forma grave di nefrite che obbliga il paziente ad affrontare un lungo iter clinico di dialisi e successivo trapianto.
Al momento non esiste una terapia specifica per la sindrome di Alport. I pazienti affetti vanno sottoposti a frequenti controlli per valutare la funzionalità renale e la pressione del sangue. L’approccio è, pertanto, preventivo e sintomatico stabilendo dei regimi terapeutici farmacologici o dietetici, per tentare di rallentare la progressione della malattia. La prevenzione primaria consiste nel prevenire la trasmissione della malattia con un corretto approccio genetico e diagnostico preconcezionale e prenatale. La prevenzione secondaria consiste in check-up periodici con visita nefrologica (analisi del sangue e delle urine), visita otorinolaringoiatrica con esame audiometrico e visita oftalmologica.
Nei bambini è di fondamentale importanza effettuare una terapia idonea a rallentare il decorso dell’insufficienza renale cronica. Il trattamento conservativo è indirizzato ad una corretta alimentazione deve essere ipoproteica (cioè a basso contenuto di proteine e sali minerali) e questo può contribuire a ritardare l’inizio della dialisi.