L’orecchio assoluto è innato? - Centriudito

L’orecchio assoluto è innato?

Nel mondo della musica, in ambito professionale come in quello amatoriale, si sente spesso parlare di orecchio assoluto come di una capacità quasi leggendaria. Cosa significa averlo? È innato o si può allenare?

Che cos’è l’orecchio assoluto?

Lo chiamano “orecchio assoluto”: è la straordinaria capacità di alcune persone di riconoscere esattamente, o addirittura riprodurre, la frequenza di una nota senza un diapason o altri riferimenti di sorta. L’orecchio assoluto è spesso correlato ad un eccezionale talento musicale: si narra infatti che ne fossero dotati grandi compositori come Bach, Mozart e Beethoven. Tuttavia, non era ben chiaro quale fosse l’area del cervello responsabile di questa abilità e in che cosa una persona dotata dell’orecchio assoluto differisse da una persona normale.

Se per alcuni l’orecchio assoluto, sarebbe questione di geni, e quindi un talento naturale che si ha nel proprio DNA, per altri esso sarebbe il risultato di lunghi anni di pratica.

Una dote naturale

Molti insegnanti di musica sostengono che sia più importante avere orecchio relativo, ovvero saper individuare una seconda nota partendo dall’ascolto della prima, perché suonare significa combinare note per creare melodie. L’orecchio assoluto è, però, una capacità che ha incuriosito anche la scienza, la quale ha tentato di spiegarne le cause. Nel corso degli anni i ricercatori hanno scoperto che effettivamente vi è una componente genetica, ma che molto dipende anche da fattori ambientali.

Quello dell’orecchio assoluto è un talento che sembra essere più comune in Asia. In Cina, per esempio, circa il 70% dei musicisti che frequentano il conservatorio possiedono quest’abilità. Mentre in Europa e in America, la percentuale è molto più bassa, appena l’8%. La ragione di questa differenza sembrerebbe essere l’abilità di parlare una lingua cosiddetta “tonale”, come il cinese, il giapponese o il vietnamita, ossia una lingua in cui l’intonazione influenza il significato delle parole.

Per capire se l’orecchio assoluto fosse o meno legato alla genetica, i ricercatori hanno sottoposto 27 persone di lingua inglese ad una prova di memoria verbale, chiamata digit span test. Tutti i soggetti coinvolti avevano studiato musica da quando avevano sei anni, e sette di loro erano stati classificati come “orecchio assoluto”. Il test consisteva nel ricordare nell’ordine corretto una sequenza numerica letta su uno schermo o ascoltata in cuffia. I risultati hanno dimostrato che i musicisti “dotati” superavano di gran lunga i loro colleghi perché erano in grado di ricordare molto meglio la sequenza di numeri che avevano ascoltato. Essere quindi in grado di sviluppare l’orecchio assoluto è associato ad una memoria auditiva, ossia la capacità di ricordare i suoni, particolarmente sviluppata, e questa dipende almeno in parte dal patrimonio genetico.

Questione di allenamento

La corrente di pensiero opposta invece è convinta che chiunque abbia la possibilità di sviluppare l’orecchio assoluto: il fattore determinante è la precocità dell’esposizione ai suoni. “Immergendo” i bambini nella musica fin da piccolissimi, ascoltando, andranno a creare la loro “banca dati” di suoni. Successivamente, con un’educazione musicale costante e di qualità acquisiranno il codice che permetterà loro di dare un nome ad ogni suono.

Fondamentale però e la costanza della pratica musicale perché se non allenato l’orecchio assoluto viene perso. La lingua parlata noi la usiamo tutti i giorni, la ascoltiamo di continuo. La musica…dipende da noi!